

Il Mercatale
di Pelago
La Piazza del mercato più importante ai confini del Contado Fiorentino

Piazza Mercatale
di
Pelago

L’antico nome dell’attuale Piazza Ghiberti era Piazza Mercatale; un nome significativo che racconta l’identità strategica di Pelago nel Medioevo.
Intorno al XII secolo, al di fuori della seconda cinta muraria, contenente l’antico Burgus Castri, si sviluppò, lungo la strada di crinale che arriva al Castello, il Borgo Artigiano, provvisto di pozzo e dell’acqua necessaria ai processi produttivi il cui principale era la lavorazione della lana che la popolazione di Pelago esercitava da tempi immemori.
L’importanza strategico-economica dell’artigianato e degli scambi del Mercato di Pelago crebbe sempre più, diventando il mercato di riferimento per il commercio fra Firenze (e il suo contado) e il Casentino aretino.
Firenze, nel XIII secolo circa, volle, per questo motivo, potenziare il ruolo commerciale di Pelago, dotandola di idonei spazi per la mercatura.
Da questa volontà Firenze investì ingenti somme di denaro e l’assetto del Borgo Artigiano fu profondamente modificato mediante opere di grandi maestranze specializzate: il crinale fu livellato e fu creato un piano di calpestio in pietra totalmente artificiale i cui edifici che ne definiscono l’attuale margine funzionano effettivamente da strutture di contenimento dell’intero invaso.
Un’opera architettonica grandiosa che trasformò il vecchio Borgo Artigiano in un prestigioso Mercatale.
Testimonianza dell’affidabilità (del prestigio del Mercatale di Pelago ) di Pelago in qualità di mercato di riferimento ci arriva dalla grave carestia, conseguente ad una tremenda pestilenza, che colpì Firenze nel 1340; Pelago in quell’occasione salvò Firenze da una crisi potenzialmente assai più grave come ci racconta Giovanni Villani nel 1348:
“…e con questa pestilenza ne seguì la fame e il caro, aggiunta con quello dell'anno passato; che con tutto lo scemo de'morti valse lo staio del grano più di soldi trenta, e più sarebbe assai valuto, se non che 'l comune ne fece provvedenza di farne venire di Pelago”. (Giovanni Villani 1348)
Nella decadenza dell’arte della lana il popolo di Pelago ha in qualche modo riparato con i tessuti di canapa e lino e con una buona fornace di terre cotte, dotate di molta stabilità per la natura dell'argilla ferrigna di cui quelle terraglie sono fabbricate.
Il Granduca Ferdinando II, nel 1600 circa, stabilì che ogni giovedì, a Pelago, ci dovesse essere il mercato per il commercio, in particolare, di marroni, patate e maiali. Oggi la funzione strategica di mercato che Pelago ha avuto nel corso del Medioevo e del Rinascimento non c'è più. Ma è rimasta la bellezza di una piazza straordinaria nel suo genere.